(…) “Cinquanta anni di professione segnano un traguardo considerevole nella carriera di un qualsiasi professionista. Una lunga attività lavorativa, che può essere rilevante se la professione incide sul tessuto sociale o sul territorio in modo considerevole e permanente come quella operata da un architetto. L’attività che l’architetto svolge, non è corrispondente a quella riferibile ad altre libere professioni, tutte egualmente meritevoli e degne di ogni rispetto per il contributo che certamente attiene lo svolgersi di una attività lavorativa in ogni società, ma per l’impatto più specifico che la professione di architetto e il suo operare ha sulla vita di una intera comunità. L’attività professionale dell’Architetto nel bene o nel male, più di ogni altra professione lascia un segno indelebile nel contesto urbano e paesaggistico della città e sul tessuto sociale dove ha operato per cosi lunghi anni, un segno irripetibile non facilmente cancellabile.
Pippo Ferla nella sua lunga attività di architetto, a cui associò anche quella di docente, fu attento e scrupoloso professionista del costruire, ha segnato un epoca di cambiamenti e di sviluppo dell’idea stessa del fare architettura, un visionario in un contesto difficile quale era, ed è il contesto palermitano”.
(Giacomo Fanale)