ISBN: 978-88-89876-94-7
n. 132 pp.
f.to 12,5 x 17,5 cm
Che Marcello Benfante, anche da fanciullo, non fosse attratto dall'innocente commercio con 'costumi, maschere o euforiche carnevalate', ne eravamo assolutamente certi; ma di certo sconoscevamo quella dichiarata eccezione che, in fondo, ne arricchisce il carattere: vale a dire quel contrappasso comportamentale sostanziato da un irrinuncabile infantile trasporto verso il 'personaggio', tanto da spingerlo a indossare il cinturone con la colt, il cappello a larghe falde da cow-boy e la stella argentata da sceriffo. Di questo, nell'affocata e instabile estate del 2015, egli stesso dà conferma con quanto già dichiarato in "Far west side story", capitolo della personale e appassionata storia di formazione intellettuale, privata - per volontà d'intelligenza - da quel fardello retorico che sovente registriamo in scrittori e poeti che da poco hanno lambito l'inquieta pedana del sessantennio. Un'avventura iniziata con la scoperta del segno e la capacità di riconoscere, magicamente, il proprio nome attraverso le grafia chiara e luminosa, qui emersa dalla sbiadita mano dell'insegnante Teo Falco e ancora aleggiante tra le aule della palermitana primaria scuola F.P. Perez. Con quella mano si avvera l'incipit della lettura, alimentando così quel "clima interiore" ben mescolato all'intimo mistero della natura caro al poeta Robert Frost (l'amico di Ezra Pound) per partecipare, poi, da lettore, al "senso delle cose".
[Aldo Gerbino, dalla 'postfazione']